Lo scenario drammatico della notte del giovedì e dell’intero venerdì santo è un’apertura sul mistero di Dio. Davanti a noi si dischiude il mistero di Dio, del Padre, del Figlio e dello Spirito santo. Da sempre, tutte le religioni di tutti i popoli hanno cercato di scrutare le profondità di Dio. L’offerta di Cristo nella Cena e sul Golgota è uno spalancare la porta d’ingresso nell’interiorità di Dio, per entrare nel mistero del rapporto tra il Padre, il Figlio e lo Spirito santo. Quale grande mistero stiamo contemplando questa sera! L’uomo ha peccato, abbandonando Dio e orientandosi su di un altro albero, un oggetto da cui voleva il frutto della vita eterna che solo Dio può dare con la sua relazione fondante d’amore. L’uomo, con lo sguardo fisso sul proprio idolo, finisce sempre per vedere non il frutto vero, ma un inganno. L’idolo ha orecchi, ma non ascolta; ha bocca, ma non parla e rende sempre simile a sé chi lo adora. Da allora l’uomo sperimenta sempre più le sue morti, fino a quando non scopre appeso sul legno a cui volge lo sguardo il Dio Persona vivente. Questo Dio è il frutto aspettato dall’uomo. Dio si consegna nelle mani dell’uomo, facendosi oggetto, frutto che l’uomo può afferrare per carpire la divinità, cioè la vita eterna e l’amore da cui si è strappato peccando.
M. I. Rupnik