O Vergine Santissima di Pietraquaria, da questo monte in cui dalla Divina Provvidenza sei stata collocata come Madre e dispensatrice delle divine grazie, guarda i Tuoi benchè indegni figli che afflitti e gementi in questa valle di lacrime, a Te fiduciosi innalzano le loro preci. Tu li ascolti, li esaudisci, li consoli. Soccorrili nei loro bisogni, scampali dai pericoli, difendili dal peccato che da la morte alle loro anime redente dal Sangue Preziosissimo di Gesù Cristo, affinchè, vivendo cristianamente sulla terra, possano venire un giorno in cielo a ringraziarTi ed a cantare le Tue lodi nei secoli dei secoli e così sia.
Omelia del Vescovo Pietro Santoro
nella Celebrazione della festività di Maria Santissima di Pietraquaria
Anche quest’anno i fuochi hanno illuminato la notte, la notte della vigilia. Hanno illuminato il monte Salviano, le contrade e le piazze della nostra città, i sagrati della nostra terra. E attorno ai fuochi i volti in cordata di affetti, in preghiera, in conversazioni ritrovate, in convivialità. Conosciamo l’origine e le motivazioni dei fuochi, ma a me piace vederli e riconsiderarli come i fuochi del desiderio: il desiderio di una società dove ognuno possa ritrovare la comunione delle anime e sognare altre notti dove la persona venga restituita a se stessa. Il desiderio di un mondo dove ogni uomo possa stringere altre mani consegnando frammenti di luce e non di oscurità, frammenti d’amore e non di divisione, frammenti di trasparenza e non di doppiezza. E, soprattutto, il desiderio di una luce sempre accesa e mai spenta, una luce che scalda il cuore e lo riempie di infinito. Consapevoli o no è la luce della fede, quella che ci raggiunge nei cammini della lontananza e ci fa rientrare nella casa della verità, dell’unica casa della Verità, in Dio, nel Dio della vita e della storia. Nel Dio, casa dell’eterno, che ha voluto prendere dimora nel corpo e nell’anima della nostra storia. E noi siamo qui, popolo in preghiera, per ricomporre parole spezzate, per ridare lucentezza ai nostri sguardi, per ridare voce ai nostri silenzi. Siamo qui per ritornare ad un luogo, ad un senso, ad una patria in cui ricomporre speranze ed affidamenti. Questa patria è il cuore di Maria perché Lei è all’origine del nostro destino di uomini e di credenti. È Lei il luogo, il senso, la patria che riannoda i fili dispersi del nostro vagare in cerca di fuochi nuovi, di luci nuove. E tutto diventa preghiera. E la ragione diventa preghiera. E l’anima diventa preghiera.
Maria, Vergine di Pietraquaria, nella tua venerata immagine sorreggi in braccio il Bambino, l’Invisibile fatto carne in Te e attraverso di Te. E il Bambino nudo con la sua piccola mano prende il lembo del tuo manto materno. Aiutaci a comprendere che ognuno di noi ha una vocazione a cui non può sottrarsi: essere un portatore di Gesù, ovvero portare Gesù lungo le strade dell’esistenza, portarlo negli angoli più nascosti dell’esistenza, perché la fede altro non è che far entrare Gesù dentro la vita, nei luoghi e negli spazi delle scelte e delle decisioni.
Tutto con Cristo e nulla senza Cristo, perché senza Cristo c’è il nulla, c’è terra desolata, c’è cuore desolato, c’è mondo desolato. E se e quando la nostra fede vacilla, se e quando la fede rischia di diventare soltanto un pallore svigorito guardiamo Te e tocchiamo il lembo del tuo manto per ottenere da Te il coraggio che Tu hai avuto da Nazareth al Calvario. Ci basta un lembo del tuo manto per sentirci avvolti di nuove speranze dentro le delusioni e le oscurità dei nostri cammini, Tu che, unica, hai conservato la speranza nel tuo Figlio Risorto oltre e dentro il buio del Venerdì e nella lunga notte del Sabato Santo. È stata la tua fede e tenere acceso il fuoco della speranza quando si erano spente tutte le luci e Gesù era stato dimenticato nel Sepolcro. Dimenticato da chi avrebbe dovuto custodirlo e testimoniarlo.
E Tu aiutaci a non dimenticare, in questo nostro tempo di smemoratezza, che Gesù continua ad essere nudo, continua ad essere denudato in quanti soffrono povertà, in quanti vivono la povertà del corpo e dell’anima. Donaci la cultura della tenerezza, quella cultura che ci permetta di intrecciare rapporti di misericordia e di solidarietà, quella cultura che ci mette accanto ad ogni volto affinché da ogni volto non escano più lacrime di solitudine.
Vergine Madre, il Tuo sguardo renda possibile che nelle nostre famiglie abitino le dimensioni degli affetti condivisi, delle responsabilità condivise, delle stabilità condivise, e che i figli non siano abbandonati al nulla, ma educati a guardare in alto, educati alla presenza di Dio, educati alle relazioni feconde con gli altri, ad assumersi la condizione dell’altro, a non pensare soltanto a se stessi, perché il senso pieno della vita è costruire i propri sogni costruendo i sogni degli altri.
A Te Maria, donna perennemente giovane, chiediamo di seguire i passi dei nostri ragazzi, dei nostri giovani, affinché non siano passi perduti alla ricerca di bisogni inutili: le apparenze, il denaro visto come fonte di appagamento, l’immagine di sé come unica realizzazione. E affinché non inseguano paradisi artificiali svendendo corpo ed intelligenza al mercato dell’illusione e della morte. Dona loro il vero unico grande bisogno, il bisogno di Dio, il bisogno di incontrare Dio nella sua Parola, nell’Eucaristia, nei Sacramenti e di affidare a Lui le primavere dell’esistenza, del presente e del futuro.
Rendici appassionati del vero e del bello, convinti che soltanto in Dio c’è il vero e il bello e solo in Dio non diventano secche le sorgenti della speranza.
Maria, a Te riconsegniamo il popolo della nostra città. Con Te Avezzano sia città abitata da donne e uomini capaci di scrivere ogni giorno il Vangelo della Misericordia.
Cattedrale San Bartolomeo, 27 aprile 2016
Madonna di Pietraquaria – Cantori della Luce