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Il 27 APRILE  – di Carmine Di Censo

La festa della Madonna di Pietraquaria non è paragonabile alle grandi feste della Marsica (Celano, Trasacco, Luco) per lo sfarzo di musiche e cantanti della sera. Se guardiamo invece alla suggestione e alla profonda religiosità delle celebrazioni liturgiche, ci accorgiamo che esse non hanno nulla da invidiare ai più bei riti d’Abruzzo.

Come quasi tutti gli avezzanesi, sono nato in un paesino dei dintorni e per molti anni ho vissuto la festa della Madonna di Pietraquaria come un comodo ponte fra il 25 aprile e il 1° maggio: tre giorni festivi che accoppiati con un sabato ed una domenica spesso ci fornivano una piacevole interruzione dell’attività lavorativa che diventava quasi un piccolo anticipo delle agognate feste estive. Come gli altri, avevo la “mia” Madonna, quella che andavo a festeggiare tutti gli anni nel mio paese insieme ai compaesani e che mi dava modo di rivedere molte persone della mia infanzia che tornavano per la medesima circostanza. E mi era dolce seguire la statua in processione lungo il percorso che è stato mantenuto identico fin dall’antichità e pensare che quello stesso percorso era stato seguito dai miei avi, nei secoli, con la mia stessa devozione, con le stesse preghiere, con quella stessa statua, gli stessi canti, le stesse istanze, lo stesso cerimoniale. La Madonna mi sembrava stabilire tra noi una sorta di comunione e quasi una comunicazione di idee al di là del tempo e delle mutate condizioni sociali.

Quasi per caso un anno mi incamminai dietro una sparuta processione che, partendo dalla Cattedrale, va incontro all’altra che discende dal Salviano, e notai con piacevole sorpresa che durante il cammino quel corteo s’ingrossava e a via Napoli assumeva proporzioni assolutamente ragguardevoli! Ricordo le sensazioni mie e di tutti allorché in lontananza si sentì il canto tradizionale e poco dopo, dal ponte dell’autostrada, uscì il chierico con la croce e dietro a lui la processione della montagna.

Dall’anno successivo, con la consueta corriera delle 7 in punta, sono sempre andato al Santuario. Una Messa raccolta celebrata dal Vescovo alle otto e poi la processione: cento o duecento persone, in fila, davanti e dietro il Frate che portava la Reliquia dell’Ostensorio. La prima parte del percorso sulla strada asfaltata, poi sul sentiero sterrato che scorre lungo la Via Crucis. La partenza è scandita dal ritornello: “Evviva Maria, Maria di Pietraquaria …” e già a quella prima intonazione, si avverte il senso della festa. Intanto l’aria ha perso la rigidità delle prime ore e anch’essa sembra volerci dare il senso del nuovo calore del mattino. Anche i primi passi servono a scaldarci seguendo il ritmo della canzoncina. Ritornello – una strofa – altra strofa e poi un mistero del Rosario quasi aa sbollire gli esuberanti spiriti del canto. Poi la discesa ripida, in fila indiana, fra le rocce, su terreno sterrato e sassoso. L’andatura della discesa diventa più ritmata e calzante. La canzoncina segue inevitabilmente la cadenza dei passi e tende ad assumere il ritmo della marcia. In questa nuova vestte sembra rimbombare sulle rocce e sui sassi riempiendo di sé il nostro animo e tutta la vallata.

L’ultimo tratto di asfalto, e, dopo il ponte, si vede in lontananza il popolo di Avezzano venuto in massa ad aspettare la discesa dal Santuario. La folla si è disposta sui due marciapiedi. La nostra Processione, al centro della strada, si insinua in mezzo fino a quando la Reliquia non arriva di fronte alla statua della Madonna. E il canto “Evviva Maria” portato dal Santuario da poche persone diventa il canto della folla numerosissima. Una breve benedizione e la processione riparte verso la Cattedrale cantando “Evviva Maria”. Poi la Banda suona un “pezzo” di circostanza e poi ancora si canta “Evviva Maria”. Intanto sono partiti i fuochi di artificio che ci accompagnano con un susseguirsi di batterie incalzanti e di colpi singoli bn calcolati lungo tutto il percorso della Processione quasi a voler partecipare, con il loro fragore, la nostra gioia al cielo e ai paesi dei dintorni.

Sono tanti i momenti di gioia e di allegria. Non mancano i veri momenti di raccoglimento e di commozione: quei momenti che fanno sorgere dal nostro intimo sentimenti spontanei e che si trasformano in preghiera. Ed è bello pensare che quei sentimenti siano stati anche quelli delle popolazioni dei secoli andati che, senza istruzione, li hanno provati, magari senza essere in grado di manifestarli!

Ed è bello ritrovarsi insieme agli “altri avezzanesi” come se in quella Processione avessimo portato ognuno le tradizioni dei nostri paesi d’origine. Come se quella di Pietraquaria avesse inglobato in sé tutte le ansie e le aspettative che affidavamo alla Madonna dei nostri rispettivi paesi, venerata sotto altri titoli, trasformando in sentimento più universale quella sorta di unione di intenti e di idee al di là del tempo e delle mutate condizioni sociali.

E alla“canzoncina” con la sua semplicità e con la sua immediatezza sembra ricordarci i nostri antenati, quelli di Avezzano e di tutta la Marsica: un popolo fatto esclusivamente di agricoltori, pastori e pescatori, tutte persone semplici, forti, leali, coraggiose e devote.


Canzoncina a Maria SS. di Pietraquaria – Inno Ufficiale

Evviva Maria

Maria di Pietraquaria

la Madre immortale

che tanto ci amò


Sull’inclito monte

tra dirute mura

antica pittura

il tempio adornò.  RIT.


Si pose nell’alto

guardando i suoi figli,

da tutti i perigli

difese e salvò. RIT.


Sul Monte si venera

l’arcana potente

la Stella lucente

che il cielo adornò. RIT.


Madonna di Pietraquaria – Cantori della Luce

      Madonna Di Pietraquaria - I Cantori Della Luce